27.7.16

Fogra PSD 2016 @ Salicetti



Denis Salicetti ci avvisa del rilascio da parte di Fogra delle specifiche PSD per la stampa digitale.

Link ufficiale:
http://www.salicetti.it/2016/04/fogra-psd-handbook-2016.html

Buona lettura.

26.7.16

I colori che non esistono, la troppa tecnologia o le impossibili pretese dell'utilizzatore finale ?

In un post precedente abbiamo visto qual'è la vera forma dello spazio colore CIELAB.
In un post ancora più vecchio abbiamo analizzato il motivo per cui alcuni colori che vediamo a monitor non possano essere stampati.

Con il senno di poi e ripensando a quanto esposto in quei post, forse riusciamo a metter un po più a fuoco il motivo principale dell'eterno conflitto fra committente, grafico e stampatore.

Frasi del tipo:
"Stampamela così come la vedo a monitor!"
oppure:
"Te lo contesto perché le tue stampe non hanno il verde brillante che avevo deciso per il mio progetto!"
Ebbene, queste assurde frasi, ci fanno intuire dove risiede l'origine di ogni incomprensione, ossia: "La tecnologia che usiamo per creare i progetti grafici, ci permette di dichiarare dei colori che in stampa non esistono".

Non ci credete ? Vi faccio un paio si esempi pratici...

I colori RGB che non esistono
Provate ad aprire il selettore colore di Photoshop e dichiarate una tinta Verde in RGB come da seguenti caratteristiche:


ok, ben fatto.

I colori Lab che non esistono
Ora provate ad aprire il selettore colore di Photoshop e dichiarate una tinta Azzurra Lab come da seguenti caratteristiche:

Ottimo, avete appena dichiarato due colori che (se stampati) non esistono!
In entrambi i casi state lavorando con una tinta che, molto probabilmente, è al di fuori del Gamut LAB (per parlare di uno spazio colore indipendente dal dispositivo) ed, a maggior ragione, è fuori dal Gamut della macchina da stampa che andrete ad utilizzare per stamparli.
"E tu come fai ad essere sicuro che quei valori siano fuori dal Gamut della macchina da stampa ?"
Innanzitutto ve lo dice anche Photoshop stesso avvisandovi con un apposito triangolino di attenzione:


"Si, ma come fa Photoshop a dire che quei valori sono fuori dal Gamut della macchina da stampa ?"
Ragazzi... siamo seri... lo sa eccome!  Photoshop sa quale profilo colore avete indicato per lo spazio di lavoro CMYK, quindi in tempo reale può verificare se il colore è dentro o fuori dallo spazio colore da voi scelto.
"Ma io il colore a monitor lo vedo benissimo, quindi eccome se quel colore esiste!"
Delle due l'una.. o io non mi riesco a spiegare adeguatamente... oppure tu sei di coccio!
Certo che quel colore esiste, ma solo sul dispositivo su cui lo stai guardando in quel preciso momento. Quel colore non può esistere se stampato. Se vorrai rivedere quel colore in 20.000 copie ... bhè, potrai farlo solo riproducendo 20.000 dispositivi aventi le stesse caratteristiche del dispositivo originale, e non credo che riprodurre una brochure utilizzando 20.000 monitor sia, diciamo così, economicamente vantaggioso!

Ora vediamo in questo video-tutorial quali sono gli strumenti principali di Photoshop che ci aiutano a capire se i colori che stiamo osservando a monitor potranno esistere o meno una volta stampati. Stiamo parlando delle funzioni "Avvertimento Gamma" e "Prova Colori".

Visualizza - Avvertimento gamma



"Ma sei quei colori non esistono ? Come faccio a stamparli ?!?"
Niente di più semplice, devi solo convertili in colori che gli assomiglino il più possibile e che siano stampabili, ossia siano compresi nello spazio colore del dispositivo di stampa scelto.
"Li devo convertire io ?!?? ...tutti ?!??"
È più semplice di quanto pensi, basta seguire le istruzioni relative alla preparazione di un documento PDF per la stampa qui:
http://artigrafiche.maurolussignoli.it/2016/06/come-si-esporta-un-pdf-pronto-per-la.html

Spero vi sia infine più chiaro ora il motivo per cui nasce e perdura nei secoli l'eterna lotta fra committente, grafico e stampatore. Si, il motivo è proprio quello... la troppa tecnologia! Ve lo immaginate come sarebbe bello per gli stampatori se Photoshop permettesse l'uso del solo spazio di lavoro CMYK? Vi immaginate quanti problemi in meno esisterebbero? Non sarebbe tutto più semplice?

Ha... già... Photoshop serve anche per altri fini e non solo per la stampa (come il web ad esempio).

In ultima analisi, dove risiede allora il problema? Nei colori che non esistono, nello strumento tecnologico o... nelle impossibili pretese dell'utilizzatore finale?

Quando risentirete frasi del tipo: "Stampamela così come la vedo a monitor!"
Non prendetevela... sorridete... concentratevi e, facendo uso delle vostre infinite conoscenze teoriche sul colore... cercate di spiegare al vostro interlocutore che "è più facile vedere un asino con le ali piuttosto che stampare quel bel viola fluorescente!".

Il colore è un emozione. Buona gestione del colore.

22.7.16

Come impostare correttamente lo spettrofotometro @ X-Rite


L'uso dello spettrofotometro è diventato ormai di uso comune presso molti stampatori.
Le caratteristiche di questo strumento sono notevolmente superiori all'uso di un semplice densitometro, ma non fatevi ingannare, non basta dire "l'ho misurato con lo spettrofotometro" a garanzia che le misure effettuate siano le migliori, le più corrette.

Lo spettrofotometro non è altro che uno strumento ed in quanto tale va impostato, tenuto in buone condizioni e tarato con cadenza regolare. Per avere la certezza che le misure effettuate siano significative al fine della taratura e controllo delle stampe, bisogna soprattutto avere anche una certa padronanza nell'uso dello strumento.

In questo post X-Rite ci suggerisce, per ottenere la ripetibilità delle vostre misure, di tenere sempre sotto controllo i seguenti parametri dello strumento:

  • Illuminant and Observer angle
  • Minus paper or Absolute
  • Backer color
  • Status T vs. Status E
  • Aperture size

Link ufficiale:
http://blog.xrite.com/setting-up-your-spectro/

Buone gestione del colore.

19.7.16

14.7.16

A che densità devo stampare ? - Quello che le norme ISO non dicono (più)...


Una volta era facile...

C'erano solo 3 classi di carte, e per ognuna di esse la norma 12647-2 indicava chiaramente a quale densità si dovevano stampare i colori pieni, al fine di ottenere in stampa quella specifica curva d'ingrossamento del punto (TVI), relativa alla lineatura di stampa ed al tipo di carta in uso.

Semplice, lineare... il macchinista col suo densimetro doveva solo leggere le tacchette dei pieni per ogni colore per ogni calamaio e, se le lastre erano calibrate correttamente, la maggior parte dell'avviamento era fatto. Un valore per ogni colore, quindi 4 letture moltiplicate per i calamai della macchina da stampa. La tabella della norma era questa:


Si, lo ammetto, questo tipo di calibrazione consentiva un ampissimo margine d'errore, dovuto inevitabilmente al tipo di supporto in uso ed alla tecnologia dello strumento usato. Perché, siamo onesti, lo sappiamo tutti che ISO classificò le carte in sole tre tipologie, ma le carte disponibili sul mercato erano già molte di più... e negli anni successivi divennero decisamente ancora di più. Quindi quei riferimenti andavano bene, diciamo così... "all'incirca".

Tutto funzionò più o meno bene fino al 2007 !

Cosa successe nel 2007 ?!?? Con la revisione datata 2007, il comitato TC130 decise che la misurazione in densità non era più sufficientemente esatta per definire il colore delle tinte piene. La tecnologia nel frattempo si era evoluta, diventò possibile definire un colore con molta più precisione leggendolo con uno spettrofotometro ed utilizzando i valori L*a*b* letti dallo strumento. La nuova tabella rilasciata fu questa:

Tutto molto bello, ma ... le carte passarono da 3 a 5, ed i valori da misurare passarono da 1 a 3 per ogni colore (ossia dal valore di Densità ai valori di L*a*b*). Il tutto moltiplicato per i calamai della macchina da stampa. Questo non è un problema se avete uno strumento di lettura automatico che fa tutto da solo, ma capite bene che se la cosa viene fatta a mano... si complicano decisamente le cose.

Inoltre lo strumento da usare deve essere uno spettrofotometro e non un densitometro. "Ok, compriamo allora un nuovo strumento!" - direte voi ... già, peccato che la maggior parte degli stampatori va ancora avanti con i densitometri, e poi se avete un lettore automatico da banco che monta un densitometro (e che certamente è costato un occhio della testa), che si fa ? Si butta ?!???

Siamo quindi arrivati al nodo di questo post, le giuste domande da porsi sono le seguenti:
"Perché nessuno mi dice più a che densità devo stampare?"
[ML] Te l'ho appena spiegato...  perché le letture di un colore fatte usando una curva spettrale (quindi con lo spettrofotometro) sono molto più accurate della medesima lettura fatta in densità. Quindi la norma definisce i valori da ottenere sullo stampato in L*a*b* e non più in Densità.

"Ah... ma io ho in casa solo un densitometro. Come faccio ad allinearmi alla nuova norma?"
[ML] In pratica devi fare un pre-avviamento di prova, leggendo i pieni con lo spettrofotometro. Quando hai ottenuto in stampa i valori L*a*b* desiderati, ti fermi, prendi il foglio campione, prendi il densitometro e fai le letture densitometriche sul foglio campione. I valori letti saranno le tue densità di riferimento per quella tiratura.

"Quindi lo spettrofotometro mi serve in ogni caso?"
[ML] Si. Serve per trovare le giuste densità di stampa che poi terrai sotto controllo durante la tiratura, usando il densitometro.

"Questa metodologia è approvata dalla ISO?"
[ML] No, non è specificato nella norma, ma molti stampatori lavorano così. 
Lo stesso approccio di "definizione dei colori espressi in L*a*b*", ed "uso del densitometro come strumento di controllo da usare in produzione", è valido sia per la stampa Offset che per quella Flexo.

Buona misurazione.

12.7.16

La densità è una misura logaritmica - effetti della misura di densità nel lavoro quotidiano del macchinista


"La densità è una misura logaritmica... e allora ?" - direte voi

Significa che, a differenza di una scala lineare, dove per passare da un valore al successivo percorreremo sempre la stessa distanza, in quella logaritmica per passare dal valore 1 al valore 2 si percorre più spazio rispetto a quello necessario per passare dal valore 2 al valore 3, e per passare dal 2 al 3 serve più spazio di quello necessario a passare dal 3 al 4 ... e via così. In sostanza maggiori sono i valori e minori sono le distanze fra di loro.

Detto così ci sembra voler dire poco ma, nel lavoro quotidiano dello stampatore, questo significa che variazioni di densità ottenute leggendo valori bassi, sono molto più importanti di variazioni di densità ottenute leggendo valori alti.

Facciamo un esempio pratico: prendiamo come riferimento il canale Ciano. In questo esempio il vostro obbiettivo di stampa è ottenere un colore pieno pari a 1,4 D. Consideriamo i due casi di misura più bassa e misura più alta ed analizziamo i risultati:

  • Caso A. Misuriamo il pieno ed otteniamo un valore di 1,2 D (ossia -0,2 D)
  • Caso B. Misuriamo il pieno ed otteniamo un valore di 1,6 D (ossia +0,2 D)

In entrambi i casi, sul foglio stampato, otterremo una variazione di colore, ma nel caso A la variazione di colore sarà molto più evidente che nel caso B. Ricordatevi, più alti sono i numeri minore è la reale differenza fra i valori misurati.
"Quindi le Densità non vanno bene per leggere colori tenui tipo i colori pastello, il colore della carta o le vernici ?"
In effetti no. La misura di Densità è un ottimo strumento per verificare la stabilità della tiratura di stampa, si usa infatti per leggere il pieno (100%) dei colori stampati, ma non è lo strumento più indicato per leggere piccole variazioni tonali come i retini nelle alte luci oppure il colore (bianco) della carta. Per questo tipo di misure è fondamentale l'uso dello spettrofotometro.

Buona misura.

11.7.16

Che risoluzione deve avere l'immagine che sto stampando ? 72, 300 o 100millemilioni di DPI ?



Video-tutorial carino. Peccato non sfati alcunchè e basi le sue deduzioni su presupposti totalmente sbagliati. (comunque grazie per il video a Francesco Marzoli).

Unico aspetto positivo:
-Evidenzia bene che il problema non è solo "a quanti DPI deve essere l’immagine?", ma va affrontato in un’ottica leggermente più ampia. Serve sempre tenere in considerazione le dimensioni di stampa desiderate e la tecnologia di stampa usata.

Aspetti negativi:
-Non spiega la differenza fra PPI e DPI
-Confonde le idee sulle due unità di misura
-Non fa capire il reale motivo per cui l’immagine a 72ppi, quando stampata, ha una risoluzione superiore di quella a 300ppi.


Ecco alcune chiarificazioni, PPI vs DPI:

PPI = Pixel Per Inches (Pixel per pollice)
È l’unità di misura usata per definire la risoluzione delle immagini digitali. Serve per calcolare la reale misura dell’immagine quando verrà stampata su un dispositivo fisico, usando la seguente formula:
Larghezza stampata (espressa in inches) = pixel orizzontali / PPI
Altezza stampata (espressa in inches) = pixel verticali / PPI
I PPI non sono una caratteristica intrinseca ed immodificabile dell’immagine, vengono altresì dichiarati dall’utilizzatore della stessa al fine di poter calcolarne le misure stampate.
Se aprite un’immagine in Photoshop e ne cambiate il valore dei PPI (dal menù “Immagine-Dimensione Immagine”), senza applicare alcun ricampionamento, non state in alcun modo alterando l’immagine, ma avrete solo cambiato il valore utilizzato per calcolarne la misura in stampa.

DPI = Dots Per Inches (Punti per pollice)
È l’unità di misura applicata ai dispostivi di stampa. Definisce quanti punti per pollice il dispositivo di stampa è fisicamente in grado di indirizzare. Questo è un parametro fisico del dispositivo e non è scelto arbitrariamente del grafico, è una caratteristica tecnica e varia da dispositivo a dispositivo.

Per sapere quanto sarà grande un’immagine digitale stampata su uno specifico dispositivo, basterà aprire l’immagine in Photoshop e dal menù “Immagine-Dimensione Immagine” inserire nel campo PPI il valore dei DPI del dispositivo di stampa, avendo cura di non applicare alcun ricampionamento. Così facendo Photoshop vi mostrerà la misura in inches, mm o cm che otterrete in stampa.
Questa logica può essere applicata ai dispositivi digitali (stampanti Inkjet, laser etc.), ma non è applicabile per quei dispositivi che stampano retinando le immagini (stampa offset, flexo rotocalco etc). In questo caso per calcolare le reali dimensione che otterrete in stampa, si può usare la funzione “Auto…” sempre accessibile dal menù “Immagine-Dimensione Immagine”. Dichiarando la lineatura che verrà utilizzata in stampa ed il fattore di qualità, Photoshop applicherà così all’immagine il giusto valore di PPI da utilizzare.

I presupposti sbagliati del video-tutorial vogliono farci intendere che si stia stampando “usando diversi PPI” e che l’immagine con PPI minori avrà un dettaglio superiore a quella con PPI maggiori. Peccato che in pratica si effettua la prova utilizzando il medesimo dispositivo di stampa, quindi i DPI usati in stampa saranno sempre gli stessi. Supponiamo che siano 300DPI.

Applicando la formula di cui sopra, la prima immagine composta da 2476x3508 pixel, su quel dispositivo sarà grande 20,96x29,7cm. Mentre la seconda immagine composta da 595x842pixel, su quel dispositivo sarà grande 5,04x7,13cm.

La stampa risultate è praticamente ovvia. Stampando in A4, la prima immagine non subirà alterazioni mentenendo così tutta la sua definizione, mentre la seconda immagine verrà stirata dagli originali 7cm di altezza fino ai 29,7cm del folgio A4. E… bhè, lo sappiamo tutti che un'immagine con poca definizione anche se allungata via software non può “riacquistare magicamente” il dettaglio perso vero ?

Buona stampa.


p.s. poi, quando si parla di risoluzione ci sono anche alcune altre cosette da tenere in considerazione del tipo:

  • Distanza di visualizzazione.
  • Differenze fra retini AM ed FM
  • Numeri teorici
  • Standards de facto

...ma non voglio tediarvi oltre.

Se non potete proprio farne a meno leggete ai seguenti links:
http://artigrafiche.maurolussignoli.it/2015/09/un-immagine-grande-come-un-campo-da.html

https://www.nikonschool.it/experience/stampa-epson-p600-2.php


Buona stampa.

7.7.16

ISO12647-2:2013 Guida alla norma


TAGA pubblica un documento guida per l'interpretazione e l'uso della norma ISO 12647-2:2013.

Cito dal loro sito:
"La ISO 12647-2:2013 è la norma che specifica i processi e le metodologia da utilizzare per rendere uno stampato conforme e replicabile nella stessa maniera nel tempo. Rispetto alle precedenti versioni, quest'ultimo aggiornamento sostituisce il documenti precedenti e si applica:
  • Processo di stampa offset a foglio o bobina.
  • Si applica alle prove di stampa in macchina.
  • Si applica alle tirature in CMYK. Per analogia, anche ai colori spot (Pantone®).
  • È applicabile alla stampa su cartoncino per il packaging.
  • È applicabile a tutti i tipi di asciugatura inchiostro (Heat-set, IR, UV).
  • Non è applicabile alla stampa digitale.
  • Il processo di gestione del CtP viene inteso come tutt'uno con il processo di stampa.
TAGA Italia ne ha riassunto gli aspetti più importanti, condensandoli nelle slide proposte a questo link e disponibili gratuitamente online anche per i non soci."

Link ufficiale:
http://www.taga.it/2016/06/iso-12647-22013-guida-alla-norma.html

Buona lettura.

5.7.16

Imparare il Graphic Design giocando a carte @ The Design Deck - Ben Barrett-Forrest


Design Deck è sia un classico mazzo di carte da Poker che una pratica guida sul Graphic Design. Ognuna delle 52 carte contiene un interessante informazione sul model del design grafico, sulla tipografia, sulla colormetria su alcuni cenni storici ed altro. L'ideatore di questo progetto è Ben Barrett-Forrest.

Maggiori informazioni in questo video:


Link ufficiale per l'acquisto:
http://www.forrestgoods.com/shop/the-design-deck

Buon acquisto.