14.11.24

Flexo Calculator mobile 1.3.7


FlexoCalculator mobile 1.3.7 nuove funzionalità.

Sezione Distorsione:

  • Rimosso un bug che causava il crash della app.

Sezione Conversioni:

  • conversione dpi<->d/cm: aggiunti gli snap alla slidebar per i valori più comuni. 
  • conversione lpi<->l/cm: aggiunti gli snap alla slidebar per i valori più comuni.
Link all' App Store:
https://itunes.apple.com/it/app/flexocalculator/id1325603568

Buon download.

6.10.24

Le AI nel 2024 - intervento al Web3 del Dr. Richard Stallman


Web3 Summit 2024
August 19-21 Funkhas Berlin
Dr. Richard Stallman – Closing Keynote

(video in inglese)
https://www.youtube.com/watch?v=tqgUGbZdyHs

(video con sottotitoli in italiano)
https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=C_Dh9DkHJPM


min 3:53 – 8:03

[…] ci sono vari tipi di intelligenza artificiale che all’interno di domini specifici possono capire un problema e capire come ottenere la risposta corretta per quel tipo di problema, allo stesso modo in cui, solitamente, gli esseri umani sono in grado di farlo, più o meno. Ma un tipo di programma che non possiamo definire “intelligenza” sono gli LLM (Large Language Models), perché l’intelligenza implica la comprensione, e questi programmi LLM generano solo output, ma non hanno comprensione alcuna sugli output generati. Pensano solo all’uso delle parole, quindi non dobbiamo meravigliarci se gli output generati sono molto spesso falsi o senza senso. Gli output saranno certamente corretti grammaticalmente ma il loro contenuto potrebbe non avere senso alcuno e fare riferimento ad eventi fittizi come se fossero eventi del tutto reali. Eppure, noi la chiamiamo “Intelligenza Artificiale”, e la maggior parte delle persone pensano che gli output generati siano del tutto veri ed affidabili e ci credono, anche se questi software non hanno alcuna idea su cosa sia vero e cosa sia falso, non capiscono le dichiarazioni che generano, quindi non dovremmo chiamarli AI. Io non lo faccio mai. A volte li chiamo generatori di bullshit (bullshit  = stronzate). Il termine bullshit chiarisce che la AI produce output in modo del tutto indifferente sulla veridicità degli stessi. Certo, se non è in grado di capire la veridicità di una frase, non può certamente essere altro che indifferente rispetto alla frase creata. Ed è così che queste AI funzionano. Ci sono anche esseri umani che producono frasi bullshit anche se dovrebbero presumibilmente essere in grado di capirne la veridicità o la falsità, ma non gli importa. […] ad un programma che non ha alcuna idea se ciò che afferma sia vero o falso, di certo non può importare la veridicità o la falsità di quello che afferma. Quindi sappiamo per certo che quei generatori di bullshit (stronzate) non sono “intelligenza”. Semplicemente non capiscono.

[…] Un servizio od un sito web non dovrebbe usare mai un generatore di stronzate, od affidargli qualsiasi lavoro che dipenda da accuratezza o validità o verità, perché qualcosa potrebbe andare storto, e questo capita più spesso di quanto non si pensi. Quindi è una cosa molto negativa spacciare un sito web od un programma come “SMART” per il semplice fatto che esso stia usando un generatore di stronzate, anche se le risposte ottenute possono essere scritte in un buon inglese.

[…] Le stronzate vanno bene quando sono considerate come umorismo, ma una stronzata diventa pericolosa quando viene spacciata come verità. Se gli output delle AI fossero interspaziati con linee che dicano: “quello che state leggendo è stato creato da un generatore di stronzate. Nulla di quello che state leggendo è verificato.” allora anche gli output delle AI potrebbero essere innoqui. Ma non ne sono del tutto sicuro.

[…] Dopotutto come li chiamiamo non cambia quello che sono. Se li chiami generatori di stronzate oppure AI, questo non cambierà quello che sono, qualunque cosa essi siano, rimarranno sempre la stessa cosa. Ma quello che la gente si aspetta da loro sarà diverso. La pratica di chiamare questi programmi intelligenti, e di ripeterlo in continuazione molte volte al giorno, conduce la maggior parte delle persone involontariamente ad assumere che sia vero, che siano realmente intelligenti. Ecco perché fa differenza come li chiamiamo. Per questo non basta dire: si, li chiamiamo AI ma sappiamo che non sono intelligenti, però poi continuiamo a chiamarli AI. Se vogliamo cambiare la percezione di come il pubblico possa percepire le AI, dobbiamo sentirlo. Ogni volta che la gente parla con noi di queste cose e le chiama AI, dobbiamo ricordargli che sono in errore e che queste non sono per nulla intelligenti come loro pensano.

---

Note aggiuntive:
-tutte le AI sono totalmente influenzate dai dati che i loro creatori hanno utilizzato per istruirle, quindi le loro risposte non sono mai totalmente esaustive né imparziali.
-in ambito di programmazione le AI sono solo dei riutilizzatori di software già esistente. Per creare quello che gli avete chiesto prendono pezzi di codice un po’ qui un po’ là per poi riorganizzarlo e riproporvelo come nuovo software generato dalla AI.

Buona visione.

5.2.24

Il cortocircuito dell’ AI e della proprietà intellettuale

A 3D image of interlinked sheets of binary code resembling the shape of a glowing neuron

È una cosa sacrosanta.
Il diritto di veder riconosciuta da tutti la peternitá del proprio lavoro di concetto, è uno dei capisaldi che stanno alla base di questa nostra società infocentrica.

Immaginate per un attimo un mondo privo di ogni diritto sulla proprietà intellettuale; un mondo dove ognuno possa essere libero di attingere a piene mani dalle altrui opere, rielaborandone i contenuti alla bisogna al fine di potersene poi attribuire una nuova “paternità generativa”; il tutto senza mai essere obbligati a fare il benché minimo accenno sulle fonti dalle quali ci si è abbeverati.

Ebbene credo che anche voi troviate visceralmente ingiusto un mondo simile, un mondo dove le persone con fantasia verrebbero costantemente “derubate” dei frutti del loro genio da altre persone non particolarmente dotate di genialità propria, ma abilissime nel vile processo di sottrazione-intellettuale e di ricamuffamento dei contenuti.

É giusto quindi che il diritto civile protegga, o cerchi di proteggere per quanto possibile, la proprietà intellettuale dei singoli individui. É giusto quindi, e comunemente accettato da tutti, che non possiate caricare su YouTube un video che contiene musiche la cui proprietà intellettuale non vi appartenga.
É giusto quindi che non possiate utilizzare per fini speculativi immagini, disegni e fotografie la cui proprietà intellettuale non vi appartenga.
È giusto quindi che non possiate pubblicare dei libri contenenti testi “presi” dagli scritti di altri autori (se non a seguito di una doverosa quanto esplicita indicazione delle fonti).

É tutto giusto e sacrosanto… ma… tutto ciò sembra non valere per le AI.

Le AI non hanno alcuna fantasia, non dispongono d’immaginazione ed, a dispetto dell’aggettivo “generative” attribuitogli dai loro creatori col solo fine di renderle così più “cool”, le AI restano sempre e soltanto stupide macchine aggregative. Il risultato dei loro elaborati sonori/grafici/letterari altro non sono che l’aggregazione di moltissimi dati processati da elaboratissimi algoritmi di calcolo; algoritmi capaci di assemblare un risultato ben strutturato e di proporcelo in modo che a noi umani sembri essere pseudo/nativo, ma il cui contenuto in realtà altro non è che la rielaborazione di qualcosa creato da altri soggetti, loro sì dotati al contrario dell’AI, di fantasia ed immaginazione; fantasia messa a disposizione di questi algoritmi di AI sotto forma di enormi database capaci di contenere una quantità pseudo-infinita d’informazioni multimediali. Tali algoritmi di AI non sarebbero in grado di generare alcunché senza avere accesso a questa enorme mole di dati creativi messigli generosamente a disposizione da noi tutti.

Per scrivere questo breve post ho dovuto percorrere un, anche seppur breve, processo creativo. Ho dovuto prima immaginare lo scheletro dei concetti che volevo esprimere, ne ho poi steso una prima bozza, l’ho riletta svariate volte correggendone i termini usati in precedenza, correggendone la punteggiatura e la grammatica, modificandone nel mentre la struttura narrativa al fine di suscitare nel lettore quelle emozioni che mi hanno spinto nel processo di creazione stesso. Questo processo di creazione ed esplicitazione delle idee mi ha anche indubbiamente aiutato a ripensare/rivedere e rimettere a fuoco alcune delle mie convinzioni iniziali sull’argomento, costringendomi così in modo del tutto positivo a ricominciare daccapo ad ogni rilettura, immergendomi così in quel vorticoso processo autogenerativo proprio dell’io interiore che ci spinge a rileggere e risistemare ripetutamente i contenuti dell’opera fintantoché esso non si senta del tutto appagato dal risultato ottenuto.

Per scrivere questo breve post posso stimare di aver impiegato approssimativamente un paio d’ore, certo non continuative ma sommando i vari ritagli di tempo fra un’incombenza e l’altra. Quando pubblicherò questo MIO post una AI priva di ogni fantasia ed immaginazione utilizzerà il MIO processo creativo di due ore per creare il SUO post e lo farà impiegando solo 23 millisecondi. Il SUO post sarà decisamente più elaborato e complesso del MIO, in quanto sarà la risultante derivata dall’aggregazione di milioni di scritti e dei relativi processi creativi non generati dalla AI, ma da milioni di persone dotate di fantasia ed immaginazione, peculiarità di cui essa è totalmente priva.

Ed il tutto avverrà senza che la AI infranga “legalmente” alcuna proprietà intellettuale.
Ci attendono anni interessanti.

Buona creazione di contenuti.

11.1.24

Flexo Calculator mobile 1.3.6


FlexoCalculator mobile 1.3.6 nuove funzionalità.

Sezione Distorsione:

  • Aggiunto supporto per iPhone serie 15.
  • Aggiunto supporto per iOS 17.x.
  • Aggiunto il selettore della modalità di Passo-stampa/Manica. Questo pulsante ti consente di mantenere fissa la dimensione della manica mentre calcoli la dimensione di ripetizione della stampa.

Link all' App Store:
https://itunes.apple.com/it/app/flexocalculator/id1325603568

Buon download.

13.7.23

Anilox e densità di stampa

“Per aumentare o diminuire la densità dei pieni in stampa flexo basta cambiare il rullo anilox con uno di volume diverso e siamo apposto.”


FALSO!

Una delle pratiche più diffuse presso gli stampatori flexo é quella di cambiare il rullo anilox alla bisogna, sostituendolo con uno di portata maggiore o minore, allo scopo di modificare la densità dei pieni del lavoro in macchina. Questa pratica è una scelta suicida per lo stampatore ed irrispettosa verso tutta la filiera della gestione colore.

Quando il macchinista non riuscendo ad ottenere le giuste densità in stampa decide unilateralmente di cambiare il rullo anilox, sostituendolo con uno diverso da quanto precedentemente prestabilito, con questa sua scelta innesca inevitabilmente tutta una serie di problematiche a catena, problematiche dalle quali é poi impossibile uscirne senza dover necessariamente scendere a compromessi qualitativi nella resa cromatica del lavoro stampato.

Da dove deriva questa pratica così diffusa?
Sembra quasi banale dirlo, ma questa pratica nasce e si diffonde grazie alla sua “semplicità” d’attuazione.
Per capire meglio quanto appena affermato, dovete sapere che in un sistema di stampa flessografico i fattori che influiscono maggiormente sulla densità dei colori pieni sono essenzialmente due, ossia:
  • la formulazione degli inchiostri
  • il rullo anilox in uso

ATTENZIONE, questi due fattori benché molto importanti NON sono gli unici in grado di influenzare le densità dei pieni ma, tenendo fermi gli altri componenti del pacchetto di stampa quali il biadesivo ed il cliché (con tutte le relative caratteristiche di retinatura e micro retinatura), inchiostri ed anilox sono le variabili su cui il macchinista ha la possibilità di agire con più semplicità durante l'avviamento del lavoro.

Per capire meglio il problema, dobbiamo focalizzarci sul fatto che durante l'avviamento del lavoro l’atto di cambiare un rullo anilox comporta un fermo macchina di soli 5 minuti al massimo; mentre l’atto di riformulare gli inchiostri comporta invece un fermo macchina decisamente più lungo, articolato e complesso.

Quindi, di fronte alla prospettiva di poter cambiare un rullo anilox in soli 5 minuti, oppure di dover:
  • fermare tutto
  • scaricare gli inchiostri
  • riformulare gli inchiostri
  • pulire la macchina da stampa
  • ricaricare i nuovi inchiostri
e solo dopo tutto questo lavoro poter ripartire in stampa… beh, voi cosa fareste?

Esatto, fareste anche voi la cosa sbagliata, ossia cambiereste anche voi il rullo anilox!

Vediamo ora in dettaglio perché il cambio dell'anilox risulta essere una scelta di facile soluzione, ma nel contempo tecnicamente suicida ed irrispettosa verso gli altri.

É suicida perché è vero che il cambio del rullo anilox cambia inevitabilmente il volume dell'inchiostro trasferito sul supporto stampato, ottenendo così il desiderato aumento della densità in stampa, MA contestualmente agisce anche sullo schiacciamento del punto (TVI). Nell'esempio qui sotto vediamo come passando da un anilox #420lpcm V3,8 ad un #320lpcm V5.0 si ottenga una maggiore densità del colore nei pieni (raggiungendo così lo scopo prefissato), ma contestualmente si ottenga anche un significativo aumento indesiderato del mezzotono (TVI).
Vedete come agendo sul rullo anilox si siano ottenute le densità dei pieni volute, ma si è agito anche involontariamente sullo schiacciamento del punto, portandolo fuori specifiche. La scelta del cambio anilox è accettabile solo ed esclusivamente se questa NON altera eccessivamente la cromia degli inchiostri base nè determina uno schiacciamento del punto fuori specifiche.

Certo, è sempre possibile decidere di procedere comunque alla tiratura del lavoro scendendo a compromessi ed accettando ∆E più ampi e/o una cromia del lavoro più distante rispetto a quanto desiderato ma, ovviamente, questa scelta va sempre concordata fra committente e stampatore.

La scelta del cambio anilox presa in modo unilaterale è irrispettosa verso gli altri attori della filiera colore perché tutto il lavoro svolto in prestampa ed in preparazione polimeri è stato fatto basandosi sui dati di ottimizzazione, fingerprint e caratterizzazione forniti loro in precedenza, che comprendono:
  • il colore Lab degli inchiostri
  • lo schiacciamenti del punto (TVI) della macchina da stampa
Questi dati vengono ottenuti per ogni specifica condizione di stampa. Nel momento stesso in cui il macchinista decide arbitrariamente di sostituire il rullo anilox prestabilito (allontanandosi così dalla condizione dichiarata in precedenza), decide anche nello stesso momento di alterare la condizione di stampa e di conseguenza di alterare i parametri di colore degli inchiostri e lo schiacciamento (TVI) prestabiliti. Quando la decisione del macchinista porta a stravolgimenti eccessivi della condizione di stampa, questa annichilisce inevitabilmente anche TUTTO il lavoro svolto da chi sta' prima di lui nella filiera del colore. La scelta del cambio anilox è accettabile solo ed esclusivamente se questa NON altera eccessivamente la cromia degli inchiostri né lo schiacciamento del punto desiderati.

Anche se potrebbe sembrare controintuitivo, la scelta migliore dovrebbe essere invece quella di più difficile attuazione che comporta il fermo macchina più lungo, ossia quella di mantenere inalterati i rulli anilox ed agire invece sulla formulazione degli inchiostri. Quando a parità di anilox non riuscite ad ottenere le densità in stampa desiderate, la domanda di base da porsi è sempre la stessa:

"In passato questi anilox mi hanno dato i pieni desiderati, perché oggi non dovrebbero essere in grado di riprodurre nuovamente gli stessi risultati? Quali variabili sono cambiate nella condizione di stampa?"

Se pensiamo alla qualità in stampa come al risultato ottenuto dalla sommatoria di diversi fattori, capite bene come cambiare il rullo anilox, invece di semplificarvi il lavoro, aggiunga solamente una nuova variabile alla risoluzione del problema.

Nell'esempio qui sotto vediamo come mantenendo fermo il rullo anilox da #420lpcm V3,8 ed agendo invece sulla formulazione degli inchiostri, si riesca ad ottenere sia la densità del colore che lo schiacciamento del punto desiderati.
Agendo sulla formulazione degli inchiostri abbiamo riportato la condizione di stampa nelle specifiche dichiarate in precedenza, senza aver alterato lo schiacciamento in macchina (TVI).

Ultimo ma non meno importante aspetto: il cambio anilox indiscriminato é una pratica difficilmente accostabile alla stampa ECG (Expanded Color Gamut). Nelle separazioni colore fatte in esa/eptacromia la costanza dello schiacciamento (TVI) è un aspetto fondamentale per il raggiungimento della resa cromatica generale del lavoro. Nella stampa ECG infatti tutti i colori non sono mai formati da tinte piatte specifiche, questi derivano invece dalla sommatoria dei 6 o 7 colori di base usati nella ricetta colore scelta in prestampa. Capite bene quindi come anche lievi variazioni dello schiacciamento (TVI) si riflettano inevitabilmente in possibili stravolgimenti della cromia globale del lavoro.



Buona gestione del colore.