19.10.17

Perché Kodak aderisce agli standard GWG?


Anche Kodak, sviluppatore del noto flusso di lavoro Prinergy Workflow (oggi alla sua release 8.1), aderisce allo standard PDF/X-Plus ideato e sviluppato dal Ghent Workgroup.

L'adesione a questo standard è palesata nelle seguenti pagine, dove viene chiaramente spiegato come:

1 - Usare le impostazioni GWG per preparare un file pronto per la stampa:
https://workflowhelp.kodak.com/display/PRINWAG/Prepare+a+print-ready+PDF+input+file+tasks
2 - Utilizzare le funzioni Preflight+ del flusso di lavoro Prinergy per verificare se i files ricevuti dal cliente siano conformi alle specifiche GWG:
https://workflowhelp.kodak.com/pages/viewpage.action?pageId=32280686

Perché è così importante svolgere questa attività?

La creazione di PDF pronti per la stampa e conformi alle specifiche degli standard di settore, quali le specifiche GWG (Ghent Working Groups) PDF/X-Plus, aiuta a garantire che la stampa del vostro lavoro venga eseguita in modo prevedibile e corretto.

Cosa succede se il file non è conferme allo standard PDF/X-Plus?

Dipende dal file ricevuto in prestampa. In molti casi il flusso di lavoro Prinergy può porre rimedio e correggere le inesattezze/mancanze del PDF, in altri casi (come ad esempio la bassa risoluzione delle immagini) il problema non può essere risolto ed è necessario contattare il grafico per mettere mano al documento aperto, causando così rallentamenti produttivi che vanno a discapito di tutti. In ogni caso la domanda da porsi e porre ai vostri committenti è la seguente: "Lo sapevi che bastava fornire i PDF nello standard /X-Plus per non incorrere in errori ed evitare problemi in prestampa ed in stampa?".

Chi deve svolgere questa attività?
  • Grafici, progettisti e acquirenti di servizi di stampa
  • Operatori e responsabili della prestampa

Altre letture consigliate:
http://www.gwg.org/learn/educational-presentations/

Buon uso del PDF/X-Plus.

13.10.17

Le 10 cose da controllare sul foglio stampato (offset) per non sfigurare nel mondo della stampa


  1. Prima di effettuare qualsiasi misura, definire la condizione di stampa che si vuole verificare, impostare e calibrare lo strumento e poi procedere alla misura del foglio. Misure effettuate con uno strumento non calibrato od utilizzando valori di riferimento errati, non portano a nessun valore significativo.

  2. Il colore (Lab) del supporto. Questo parametro influenza significativamente le successive letture di controllo. La presenza di sbiancanti ottici (OBA) può influire notevolmente sulle letture del foglio stampato. Vedi metamerismo. In alcuni casi è possibile attivare la funzione SCCA per adattare i target di verifica al colore del supporto.

  3. Il colore (Lab) degli inchiostri. Inchiostri con dominanti fuori norma portano a risultati cromatici indesiderati rispetto alla condizione di stampa scelta.

  4. La densità (L o D) degli inchiostri. Densità fuori norma portano a risultati cromatici indesiderati rispetto alla condizione di stampa scelta.

  5. Il Dot-Gain del retino (50% o 40%-80%). Il Dot-gain deve essere il medesimo per tutti i castelli di stampa. Dot-gain sbilanciati portano a risultati cromatici indesiderati. In caso di Dot-gain troppo sbilanciati verificare le impostazioni fisico-meccaniche della macchina da stampa. Ove possibile compensare agendo sulle curve TVI.

  6. Il bilanciamento del grigio. Il grigio deve essere uniforme e bilanciato. In caso di sbilanciamento del grigio o "stampa a chiazze" o "barrature" verificare le impostazioni fisico-meccaniche della macchina da stampa. Ove possibile compensare agendo sulle curve TVI.

  7. Il trapping/rifiuto dell’inchiostro. Valori tipici per carte patinate sono C+M > 60%, M+Y > 72% e C+Y > 85%. Questa misura ci mostra come lavorano fra di loro gli inchiostri. In caso di problemi agire sulla composizione degli tessi.

  8. La curva di stampa. Questa misura ci permette di vedere come lavora il Dot-Gain lungo tutta la scala tonale. Salti o strappi nella curva sono solitamente imputabili a difetti fisico-meccanici della macchina da stampa.

  9. Slur/sdoppiamenti. Il valore ideale è 0%, questo sta ad indicare che il trasferimento d'inchiostro sia verticale che orizzontale è perfetto. Valori superiori indicano problemi di geometria nel trasferimento d'inchiostro. Valori fino a 5% sono accettabili, in caso riscontriate valori superiori a 10% verificate le performance fisico-meccaniche della macchina da stampa.

  10. Grafico di densità o Ink-Check. Nel caso in cui si stampino tinte piatte o pantoni, questa misura ci permette di confrontare il grafico spettrale del colore stampato con quello del colore campione. Questo confronto ci permette di valutare se/quanto i due colori siano identici fra loro.
È sempre suggerito un controllo visivo generale dello stampato per valutare eventuali presenze di ghosting, sbaveggi o deformazioni. Soltanto quando tutte le specifiche di cui sopra rientreranno negli standard scelti, potrete finalmente effettuare una misura ISO-Check, certi di superarla positivamente.

9.10.17

SCCA (Substrate Corrected Colorimetric Aims) - come produrre a norma utilizzando supporti stampa fuori standard


Se vi dico SCCA voi cosa rispondete?
(mi raccomando, attenzione alle vostre risposte!)

Il problema
Nel mondo della stampa gli sbiancanti ottici contenuti nella carta (OBA), per via del loro impatto inerente il raggiungimento di un'accettabile corrispondenza cromatica, hanno drasticamente cambiato le regole del gioco. Tutti i valori LAB per gli inchiostri, il trapping etc. definiti nella norma ISO 12647-2, si riferiscono a misure effettuate su carte con caratteristiche ben definite, quindi tutto funziona a meraviglia se stampate su supporti che rientrano in quelle specifiche caratteristiche. Ma cosa succede quando la carta su cui state stampando contiene OBA, oppure non rientra nelle specifiche ISO? Più i valori LAB del vostro supporto si allontanano dalle specifiche ISO, più sarà difficile ottenere la corrispondenza cromatica desiderata.

La soluzione
IDEAlliance, l'organizzazione che ha sviluppato G7, GRACoL e SWOP, si è fatta carico di questa problematica. Norme come ISO sono tali per una ragione specifica; definiscono esattamente gli standard dei materiali da utilizzare, quando questi standard non possono essere rispettati (come ad esempio quando usate carte contenenti OBA) la norma non funziona più. Il problema va ben oltre la semplice stampa offset a foglio, dove i supporti rientrano solitamente negli standard definiti. In altri processi di stampa, come la flexo o la rotocalco, troviamo supporti che sono prevalentemente fuori specifica. David McDowell, membro di IDEAlliance, esperto colore e delegato ISO, ha sviluppato una formula che ricalcola i target LAB della norma, riparametrizzandoli al tipo di supporto in uso. Il nome della formula è SCCA: Substrate Corrected Colorimetric Aims.

Alcuni strumenti di misura integrano questa formula (attivabile a discrezione dell'utente) nelle funzioni di misura e controllo dello stampato. Nell'immagine che apre questo post vedete la misura del medesimo test effettuata con e senza SCCA attiva. Per quello specifico supporto di stampa una misura che risulterebbe fuori tolleranza (se valutata senza SCCA), rientra nelle specifiche di controllo quando la funzione SCCA è attiva.

Alcuni interessanti link che parlano di SCCA:
Buona gestione colore.