26.4.07

PPF, i files CIP3 che non funzionano!



Dopo aver (spero) chiarito il concetto sull'uso dei files PPF in un flusso di lavoro, vediamo ora quali sono i principali problemi legati a questo tipo di files.
Basandomi sulla mia esperienza personale, dividerei le problematiche legate ai PPF in due categorie principali:
cat. 1-i files PPF generati dal flusso di lavoro sono "sbagliati"
cat. 2-i files PPF generati dal flusso di lavoro "sbagliano i colori"

Nella prima categoria cadono tutte quelle problematiche legate all'interpretazione del file PPF da parte del software del produttore della macchina da stampa.
La seconda categoria e' invece legata alla densita' di stampa, ottenute con l'uso dei files PPF.

Approfondiamo la cat. 1.
Lo scenario e' il seguente: dopo aver prodotto il file PPF dal flusso di lavoro, questo viene passato al software che lo dovra' interpretare (per esempio la KBA sviluppa il programma Ciplink). 8 volte su 10 le impostazioni di default del programma deputato a leggere e ad interpretare le informazioni PPF, sono sbagliate!
E' di fondamentale importanza capire che i software che leggono i dati contenuti nei files PPF, prima di passarli alla macchina da stampa, sotto forma di inchiostrazione automatica dei calamai, effettuano un interpretazione degli stessi. Questi programmi, sono quindi in grado di leggere i dati PPF senza effettuare modifiche, oppure possono effettuare delle rotazioni di 90-180-270 gradi, o delle specchiature orizzontali e verticali. Non e' detto quindi che i dati inseriti nei file PPF vengano letti in maniera corretta, per esserne certi occorre fare qualche prova di uscita. Nel caso in cui i dati del PPF e l'inchiostrazione dei calamai non dovessero corrispondere, bastera' cambiare il modo in cui il programma della macchina da stampa va ad interpretare questi dati. Solitamente errate interpretazioni del file PPF, si riscontrano direttamente a monitor, sulla stazione dove gira il programma di lettura dei PPF, non occorre fare nessun avviamento macchina.

Approfondiamo la cat. 2.
Lo scenario e' il seguente: dopo aver prodotto il file PPF dal flusso di lavoro, questo viene passato al software che lo dovra' interpretare (per es. Ciplink). 8 volte su 10 la regolazione automatica dei calamai, durante un primo avviamento, sembra essere sbagliata, ed il macchinista e' obbligato ad abbassare (od alzare) di una certa percentuale tutti i calamai della macchina per arrivare alle densita' volute!
E' di fondamentale importanza capire che i dati inseriti nel file PPF, non sanno esattamente di quanto si dovranno aprire o chiudere i calamai della macchina da stampa per arrivare ad ottenere una certa densita' d'inchiostrazione; questi sono solo dei valori assoluti, espressi in percentuale. E' il software del produttore della macchina da stampa che legge i valori PPF e li converte in comandi di apertura dei calamai, quindi e' sempre dal programma che interpreta i valori PPF che possiamo decidere di alzare od abbassare in ugual misura tutta la curva di inchiostrazione (di un certo valore Delta), per far si che poi la curva di inchiostrazione corrisponda alla densita' di stampa voluta. Per effettuare questo tipo di calibrazione occorre necessariamente fare uno o piu' avviamenti macchina.

Dopo un analisi di quanto qui spiegato, capirete che "Non e' mai il contenuto del file PPF ad essere sbagliato. Piu' semplicemente e' la logica con cui il programma di decodifica del PPF legge le informazioni in esso contenute, ad essere sbagliata, ed a doversi adattare al PPF letto".

Buon lavoro.

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